I reati al tempo del Covid-19: “Come il crimine si è adattato alla pandemia”

In questi ultimi mesi, l’emergenza sanitaria e le conseguenti restrizioni volte a limitare la diffusione del virus Covid-19 hanno inevitabilmente comportato un cambiamento nelle abitudini di ognuno di noi. È cambiato il nostro modo di pensare, di lavorare, le nostre priorità hanno assunto una gerarchia diversa. Abbiamo dovuto riorganizzare le nostre attività, adattarci, reinventarci.

L’insicurezza dettata dalla contingenza sanitaria è stata parzialmente compensata dalla maggior sicurezza percepita nei confronti della criminalità. Le famiglie obbligate a rimanere in casa, le strade vuote e presidiate dai controlli delle Forze dell’Ordine: molto meno spazio per furti in abitazione e scippi sulla pubblica via.

Questa tendenza è stata registrata anche sul nostro territorio. I dati1 riportati dal comando provinciale dell’Arma dei Carabinieri di Trento delineano infatti un decremento del -20% nei reati consumati nella nostra provincia durante i mesi di “lockdown”, rispetto allo stesso periodo del 2019. Tale diminuzione è stata riscontrata anche a livello nazionale, come delineato dai dati2 riportati dal Viminale per il mese di marzo. Tra i reati comunque commessi anche durante il periodo di quarantena si distinguono i reati di rapina nelle farmacie e di taccheggio nei supermercati rimasti aperti, così come i fenomeni di maltrattamenti in famiglia e violenza di genere, purtroppo intensificati dalla permanenza obbligata tra le mura domestiche.

L’evoluzione della criminalità: tra isolamento e ripresa

Entrando più nel dettaglio sulle sembianze assunte dalla criminalità nel periodo che stiamo tuttora vivendo, gli analisti riscontrano un aspetto interessante: Come noi abbiamo adeguato il nostro modo di agire alla situazione, adattandoci alla nuova realtà, così i gruppi criminali hanno diversificato in poco tempo le proprie attività illecite, estendendo le proprie mire verso i settori più vulnerabili (e redditizi) del momento.

Secondo un report3 recentemente pubblicato da Europol, la riconversione delle attività criminali seguirebbe addirittura le tre fasi in cui, a livello governativo, è stata strutturata e gestita la risposta alla pandemia.

Durante la prima fase di stretto isolamento, l’aumento esponenziale della popolazione connessa ad internet e del tempo trascorso online, sommati al senso diffuso di inquietudine e paura, hanno comportato un incremento consistente della criminalità informatica, specializzata in attacchi sempre più subdoli e sofisticati. I dati4 raccolti da Google e riportati da Atlas-VPN parlano di una crescita di +350% dei reati di phishing durante i primi mesi del 2020. Similmente, tra il 9 ed il 23 marzo, sono stati intercettati 316.523 siti web realizzati con l’intento di truffare la popolazione proponendo un falso acquisto di medicinali, cure e vaccini. Oltre a ciò, in questa prima fase, i criminali hanno tratto enorme vantaggio dal traffico di dispositivi di protezione individuale (DPI) contraffatti, non rispondenti agli standard o semplicemente inesistenti.

 

La seconda fase nella quale ci troviamo, contraddistinta da un parziale allentamento delle restrizioni, starebbe inducendo la criminalità a mutare ulteriormente i propri interessi, sfruttando per scopi illeciti le misure introdotte a livello governativo per il rilancio dell’economia. Sussidi, finanziamenti, appalti e interventi a sostegno della popolazione divengono la via per riciclare denaro proveniente da attività illecite. Inoltre, le norme introdotte per limitare gli spostamenti e l’immigrazione transfrontaliera sarebbero sfruttate dai gruppi criminali per intensificare il traffico di esseri umani.

La terza ed ultima fase, nella quale ci si avvierà verso un progressivo e cauto ritorno alla (nuova) normalità, segnerà il ritorno anche di tutte quelle attività criminali che apparivano poco praticabili durante gli stadi precedenti, con l’aggravante della persistenza delle attività illecite emerse durante la pandemia che non saranno sicuramente abbandonate nel breve termine. Nello specifico, ci si aspetta che l’allentamento delle misure di blocco si tradurrà in un rapido innalzamento dei reati contro il patrimonio, comportando un ritorno di furti e rapine sul territorio.

La capacità dei gruppi criminali, specialmente di tipo organizzato, di trarre vantaggio dai periodi di crisi è stata storicamente documentata. Una popolazione vulnerabile ed un’economia indebolita costituiscono infatti terreno fertile per gli interessi criminali, in grado di far leva specialmente sugli strati meno abbienti delle comunità.

Al di là della quantificazione dei fenomeni fin qui esposti, per la quale sarà necessario ancora del tempo, ciò che ad oggi appare evidente è la versatilità dimostrata dalla criminalità, in grado di adattarsi repentinamente al mutare delle condizioni sociali ed economiche, sfruttando a proprio vantaggio ogni nuovo spazio di agibilità che il nuovo contesto ha comportato e comporterà nel prossimo periodo.

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Articolo di Ilaria Grott – laureata in Politiche per la Sicurezza presso l’Università Cattolica di Milano.

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1 Dati pubblicati sul quotidiano l’Adige in data 05/06/2020.
2 Dati pubblicati su Ansa.it in data 29.04.2020.
3 Europol, Beyond the pandemic – how COVID-19 will shape the serious and organised crime landscape in the EU, pubblicato in data 30.04.2020.
4 Dati pubblicati su atlasvpn.com in data 26.03.2020.
By | 2020-06-11T16:48:43+02:00 9 Giugno, 2020|news|Commenti disabilitati su I reati al tempo del Covid-19: come il crimine si è adattato alla pandemia
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