Italiani e intrusioni domestiche: com’è cambiato il modo di difendersi in questi anni?

Sul mercato dei sistemi sicurezza a tutela delle abitazioni fanno capolino quotidianamente prodotti sempre più sofisticati e tecnologici. Le soluzioni e gli accorgimenti che ognuno di noi può adottare per essere (e sentirsi) più al sicuro a casa propria sono molteplici, diversi nella funzionalità e diversi nel prezzo.

All’interno di questo sfaccettato panorama, quale immagine emergerebbe se fotografassimo l’attuale situazione italiana? A cosa decidono di ricorrere gli italiani per difendersi dalle intrusioni domestiche?

Una risposta a queste e ad altre domande ci è fornita dall’ultimo rapporto Censis-Federsicurezza, nel quale sono state rilevate le scelte effettuate dai residenti in Italia per rendere la propria casa “a prova di ladro”.

Un primo dato di grande importanza è quello che attesta al 92,5% la percentuale di italiani che adotta almeno un dispositivo per difendersi dalle intrusioni, sintomo di un senso di insicurezza diffuso nel nostro paese ma, al contempo, della consapevolezza di mettere in atto strategie preventive per incrementare la sicurezza delle abitazioni.

Lo strumento di protezione più diffuso in Italia nel 2018 rimane ancora la porta blindata, utilizzata dal 66,3% della popolazione, in aumento di 17,8 punti percentuali rispetto alla stessa indagine condotta nell’anno 2000.

Segue, al 42%, l’installazione di un sistema d’allarme (+20,2% rispetto al 2000), mentre per l’installazione di inferriate a porte e/o finestre propende il 33,5% della popolazione (+10,7%).

Nell’ultima indagine emergono due dati non rilevati nell’edizione del 2000, ossia l’installazione di vetri o infissi blindati e l’installazione di una telecamera di videosorveglianza. Opta per il primo sistema di sicurezza il 31,3% degli italiani, mentre il 30,7% dichiara di essersi dotato di TVCC.

Ulteriori accorgimenti diffusi risultano essere la tendenza a non detenere in casa oggetti di valore (54,9% dei rispondenti), lasciare le luci accese quando si esce di casa (29%) ed aver installato una cassaforte (19,4%).

Interessante è anche il dato relativo a chi decide di sottoscrivere un’assicurazione per tutelarsi in caso di furto domestico, pari al 12,9% della popolazione. Questo aspetto, in crescita ovunque negli ultimi anni, risulta però differenziato per area geografica: il 23,3% dei nuclei familiari del Nord-Ovest stipula una polizza contro i furti, mentre il dato scende al 3,2% nelle regioni del Sud Italia.

Ci chiediamo, a questo punto, quanto influisca la condizione economica delle famiglie sull’acquisto di sistemi di sicurezza. Il rapporto Censis-Federsicurezza ha indagato anche questo aspetto.

 

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Salta subito all’occhio il dato relativo alla fascia di popolazione che versa in una condizione economica bassa o medio/bassa: il 22,6% dei rispondenti appartenenti a questa categoria dichiara di non dotarsi di alcuno dei sistemi di sicurezza contemplati nell’indagine. Questo dato risulta doppio rispetto a quello degli italiani con reddito alto o medio/alto, dei quali solo l’11,1% ha attestato di non possedere strumenti di protezione domestica.

Per quanto riguarda la fascia di popolazione che invece decide di dotarsi di un sistema di sicurezza, la condizione economica gioca un ruolo di rilievo nella scelta del dispositivo. Porte blindate, sistemi d’allarme e vetri/infissi blindati rimangono i preferiti in ogni fascia di reddito, ma cambia in modo rilevante la diffusione. Per esempio, il 53,3% delle famiglie di fascia medio-alta possiede un sistema d’allarme, mentre la quota scende al 35,9% per le famiglie meno abbienti. Allo stesso modo, la diffusione di telecamere per la sicurezza domestica varia di 10 punti percentuali tra le famiglie più agiate (il 35,6% possiede TVCC) e quelle a più bassa condizione economica (24,9%).

Le percentuali di installazione si dimostrano dunque inversamente proporzionali rispetto al prezzo e al grado di innovazione tecnologica del dispositivo da adottare.

Che la condizione economica abbia un impatto rilevante è dimostrato anche dal fatto che la scelta di installare inferriate a porte e finestre (ossia il sistema meno costoso tra quelli indicati nell’indagine) risulta essere più diffusa tra gli appartenenti alle fasce di reddito più basse rispetto alla popolazione di fascia media.

Tutto ciò non deve però indurci a pensare che la sicurezza sia un privilegio di pochi, e che solamente gli impianti più costosi e tecnologicamente avanzati permettano di difendersi dalle intrusioni domestiche.

Alla base vi deve essere un’adeguata valutazione dei rischi a cui siamo esposti e, di conseguenza, l’adozione di un sistema di sicurezza su misura per noi, proporzionato alle nostre esigenze e alla nostra disponibilità economica.

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Articolo di Ilaria Grott – laureata in Politiche per la Sicurezza presso l’Università Cattolica di Milano

By | 2019-05-06T17:05:07+02:00 11 Aprile, 2019|news|Commenti disabilitati su Italiani e intrusioni domestiche: com’è cambiato il modo di difendersi in questi anni?